“Miniere di arsenico, scorie radioattive ed il problema dell’errata percezione del rischio”

 

Stoccati nel sottosuolo ci sono rifiuti pericolosissimi e talmente tossici, in grado di sterminare l’intera umanità.

Rifiuti non smaltibili, che non si decompongono e che devono essere stoccati in qualche posto sicuro per l’eternità. No, non stiamo parlando delle tanto temute scorie nucleari come in tanti avrete pensato, ma del triossido di arsenico, un composto inorganico formato da atomi di arsenico ed ossigeno.

Parliamo di un caso reale: la cittadina di Yellowknife, in Canada, si trova al di sopra di una vecchia miniera d’oro ampiamente utilizzata a partire dagli anni 40 del ventesimo secolo. Uno dei metodi più semplici per estrarre l’oro in miniere che contengono arseniopirite (come quella di Yellowknife) è basato sul riscaldamento del minerale ad alte temperature. Tuttavia, il rovescio della medaglia nell’utilizzare questa metodica, è la produzione di un composto di scarto decisamente problematico, il triossido di arsenico. Ovviamente questo pericoloso sottoprodotto deve essere stoccato in sicurezza e, il metodo più semplice attualmente utilizzato, è quello di lasciarlo in loco nel sottosuolo, congelandolo. Nella miniera di Yellowknife sono stoccate 237.000 tonnellate di triossido di arsenico, ovvero 237 milioni di kg, quindi 237 miliardi di grammi. Dato che il triossido di arsenico è altamente idrosolubile e presenta una LD50 di circa 50 mg (la LD50 è la dose acuta di una sostanza, somministrata una sola volta, in grado di uccidere il 50 % di una popolazione di cavie da laboratorio) alla quale il 50, quanto stoccato nel sottosuolo di Yellowknife sarebbe sufficiente per uccidere almeno 300 volte l’intera popolazione mondiale.

Interessante no? Si ritorna sempre al vecchio difetto tipico del mondo moderno, in cui si tende ad avere molta paura di cose poco pericolose e non avere alcuna percezione del rischio provocato da altre.

Perché abbiamo paura delle scorie radioattive e nessuno conosce le altre scorie molto tossiche e mal gestibili come il triossido di arsenico? Le industrie che utilizzano l’arsenico sono tenute a rinchiuderlo in contenitori a prova di missile, terremoto, attentato terroristico ed erosione, ma per evitare la contaminazione delle falde acquifere sotterranee questo non basta: bisogna anche congelarlo e mantenerlo congelato fino a quando non smetterà di costituire un pericolo.

Inoltre, l’arsenico non è radioattivo e il profano penserebbe subito: meglio! In realtà, peggio, perché mentre il materiale radioattivo ha un tempo di dimezzamento, in questo caso invece si ha una sostanza che non diminuisce la sua tossicità nel tempo. Oltretutto il radioattivo è facilmente evidenziabile (basta un contatore geiger) mentre per il triossido di arsenico ci vogliono indagini specifiche.

C’è di peggio, si producono quasi 40.000 tonnellate di arsenico all’anno: lo si utilizza in alcuni insetticidi, in alcuni mangimi per il pollame, nei fuochi d’artificio, nella chimica farmaceutica e in alcuni tipi di pannelli solari (l’arseniuro di gallio è un ottimo semiconduttore). Però, mai sentito nessuno preoccuparsi, mai visto Greenpeace che organizza una manifestazione, mai visto un documentario su Report che ci mette in guardia dai rischi dell’arsenico. Insomma, il vecchio difetto di non sapere da cosa ci dobbiamo realmente guardare. Oggi ci terrorizza il nucleare, il glifosato o gli OGM, la gente fa le barricate, il NIMBY imperversa, ma come succede da anni, il bersaglio è sbagliato. Manca l’informazione, manca la cultura scientifica, tutto quello che rappresenta la modernità è ritenuto un pericolo. È il solito vecchio difetto del mondo moderno. Tra l’altro ci sarebbero anche altre scorie altamente tossiche che dovremmo gestire, come mercurio, cadmio, altri metalli pesanti e tante sostanze altamente tossiche che vengono legalmente stoccate sottoterra senza che generino comitati per il no.

Ci sono persino aziende specializzate che si occupano dello stoccaggio sotterraneo dei rifiuti tossici, ad esempio la tedesca K+S,  https://www.kpluss.com/…/waste…/underground-disposal/

Magari li stoccano a un passo da casa vostra ma non ne siete al corrente.

Tutti terrorizzati dalle scorie radioattive e sono anni che nessun governo italiano riesce a decidere dove metterle. I rifiuti radioattivi in teoria creano molti meno problemi: prima di tutto perché sono solidi e compatti e quindi non occorre adottare soluzioni come il congelamento; poi perché la radioattività cala nel tempo, la tossicità di tipo chimico no.

In 70 anni di nucleare civile sono state prodotte 400.000 tonnellate di scorie radioattive. Solo in Europa la produzione di rifiuti tossici è di circa 100 milioni di tonnellate all’anno ovvero diciassettemila volte più rifiuti tossici di quanto l’intero mondo produce rifiuti radioattivi. In genere le persone che vivono terrorizzate dalle scorie nucleari lo fanno per il tam tam mediatico e la disinformazione.

Il problema delle nuove generazioni? Azzerare il divario tra quello che dice la scienza e le nostre paure che poi inducono i politici disegnare leggi sbagliate. Non si può mandare in televisione uno scienziato che dopo studi di anni nel campo, esprime la propria opinione e cerca di spiegare con dati precisi derivanti dalla sua esperienza e, una persona qualsiasi, magari capo di un comitato per il no che spara le proprie teorie non supportate da alcun dato scientifico. La gente è disorientata e pensa che il primo “sia al soldo delle multinazionali” mentre il secondo, un portatore di verità. Forse non tutti lo sanno ma i maggiori finanziatori delle campagne contro il nucleare sono le industrie del petrolio, sì quelle multinazionali tanto avversate da Greenpeace, che ora sono ben contente di favorire la trasformazione del parco auto circolante in auto elettriche. Come mai? Vi siete mai chiesti da dove viene e verrà l’energia elettrica? Ovviamente tutti penseranno, basta mettere qualche pannello solare in più e risolto il problema. Certo, come no.

Articolo di Ranieri Rossi

Fonti

https://www.enr.gov.nt.ca/en/services/giant-mine-remediation-project


Ranieri Rossi, socio fondatore dell’Associazione O.I. Obiettivo Investigazione.
Professore di Farmacologia e Tossicologia presso l’Università degli studi di Siena.