“Un altro esempio in cui la storia non ha insegnato”
L’esplosione del 4 agosto 2020 avvenuta al porto di Beirut, ha riportato il mondo a fare i conti con le esplosioni del suo passato, evidenziando come l’uomo non abbia imparato dai propri errori.
Il Nitrato d’Ammonio (NH4NO3), al centro di questa storia, è un composto chimico largamente utilizzato come fertilizzate; le sue caratteristiche chimiche, quale forte ossidante, lo rendono idoneo all’utilizzo come materia prima per la produzione di vari composti esplosivi.
Tuttavia, stoccare 2.750 tonnellate di questa sostanza all’interno di un capannone nel centro del porto di Beirut, proprio all’interno della città, avrà fatto accendere qualche campanello di allarme alle autorità libanesi, visti i precedenti della storia?
È sufficiente una semplice ricerca sul più comune motore di ricerca per riscontrare simili disastri scaturiti da grandi depositi di nitrato d’ammonio. Escludendo quelli dalle 500 tonnellate in giù (circa una centinaio), vediamo che il più grande risulta essere quello accaduto a Texas City (Texas, USA) il 16 aprile 1947, nel quale l’incendio della nave francese SS Grandcamp appena caricata con 2.068 tonnellate di nitrato d’ammonio, produsse un’esplosione tale da distruggere tutto il porto, la raffineria e gli impianti chimici adiacenti, provocando la morte di 581 persone e ferendone più di 3000.
Altri incendi con sucessive esplosioni si sono verificate ad Halifax (Nuova Scozia, Canada) il 6 dicembre 1917, a Tientsin (Cina) nel 2015, ma in questi e in altri casi erano presenti anche altre sostanze esplosive, oppure si trattava di impianti per la produzione di composti a base di nitrato d’ammonio.
Parlando dell’ultimo evento, nonostante il fatto sia accaduto in Libano – non certo una nazione iper tecnologica e all’avanguardia nella sicurezza – fa un certo effetto vedere nel 2020, le immagini del capannone carico di fetilizzante in totale assenza di norme di sicurezza.
Come si è potuto appurare, il carico era depositato nel capannone n° 12 fin dal 2014, in quanto la compagnia che lo avrebbe dovuto trasportare in Mozambico, dichiarò fallimento, comportando quindi l’impossibilità per la nave “Rhosus” – battente bandiera moldava – di lasciare il porto di Beirut. Il carico venne quindi scaricato e la nave sequestrata.
Dalle foto, si nota che l’hangar era strapieno di sacchi contenenti NITROPILL 1000 HD, ovvero nitrato d’ammonio puro prodotto dalla ditta “Rustavi Azot” in Georgia negli anni 2012/2013.
Nonostante gli avvisi da parte delle autorità portuali circa il possibile pericolo derivante da questa enorme quantità di nitrato concentrata in un solo punto, il carico è rimasto fermo fino al momento dell’esplosione, senza nessun intervento da parte delle autorità libanesi.
L’aspetto interessante di questo tragico incidente, sta nella possibilità di poterlo ben analizzare, grazie alla grande quantità di video che sono stati prodotti con l’utilizzo dei telefoni, per mezzo dei quali si hanno numerose e differenti prospettive dei momenti dell’incidente.
I video mostrano inizialmente l’incendio del capannone, successivamente una prima piccola esplosione con successivi numerosi piccoli scoppi in aria dei quali non si conosce ancora la natura e, poi l’ultima definitiva esplosione che ha coinvolto tutto l’hangar n° 12 con la conseguente totale distruzione del porto e di parte della città.
A questo punto, occorre evitare di sbilanciarsi in analisi e perizie sommarie e premature, basandosi solamente sulle immagini video a distanza di soli 5 giorni dall’esplosione; anche l’osservazione diretta del luogo dell’incidente può difficilmente aiutare nell’identificazione di eventuali oggetti o sostanze causanti l’incendio iniziale e di tutti gli eventi avvenuti; ricordiamoci che stiamo parlando di un porto mercantile e, qualsiasi oggetto potrebbe essersi trovato lì per un qualsiasi valido motivo, nonché per una impensabile casualità.
Nel mondo attuale, dove le tecnologie hanno raggiunto un livello di sofisticazione altissimo e le guerre si combattono in maniera asimmetrica e non convenzionale, ci possiamo aspettare di tutto e tutto è già stato ipotizzato, specificatamente perché ci troviamo in un’area geografica di estrema particolarità socio-politica.
Non resta che aspettare le risultanze delle indagini governative e delle altre organizzazioni che stanno lavorando sull’evento, per avere maggiori elementi da analizzare in maniera oggettiva.
Articolo di Nicola Cristofoli
Fonti
Foto esplosione Beirut https://www.halifaxtoday.ca/local-news/saint-marys-university-student-starts-fundraiser-for-beirut-2621834
Foto esplosione in Texas https://www.ksat.com/weather/2020/08/05/beirut-explosion-a-similar-event-happened-in-texas-in-1947/?outputType=amp
Foto sacchi nitrato di ammonio https://www.thesun.co.uk/news/12336813/shocking-beirut-pics-deadly-ammonium-nitrate-warehouse/
Foto satellitari del porto di Beirut https://www.theguardian.com/world/2020/aug/06/beirut-explosion-before-and-after-satellite-images
Perito Chimico, svolge l’attività Perito Balistico in materia di Armi e Munizioni presso il Tribunale di Venezia.
Ha pubblicato nel 2014 “Bombe a mano e da fucile tedesche 1915-1918” con Gaspari editore.