“La ricostruzione dell’omicidio di Roberta Ragusa“
Roberta Ragusa è scomparsa dalla sua casa di Gello di San Giuliano Terme, Pisa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012. In quei giorni l’Italia era stata colpita da un’ondata di freddo.
Il 10 luglio 2019 il marito di Roberta Ragusa, Antonio Logli, è stato condannato in via definitiva a 20 anni di carcere per omicidio volontario e distruzione di cadavere. La Corte di Appello di Genova ha recentemente giudicato inammissibile l’istanza di revisione del processo presentata il 5 dicembre 2022 dalla sua difesa.
In questo lavoro, andremo a ricostruire i drammatici fatti della notte tra il 12 e il 13 gennaio a cominciare dal dopocena.
Le telefonate a Sara Calzolaio
Il Logli fece tre telefonate all’amante Sara Calzolaio:
a) una prima telefonata di 42 minuti che iniziò alle 23.08 e terminò alle 23.50;
b) una seconda telefonata di 20 minuti che iniziò alle 23.56 e terminò alle 00.16;
c) una terza telefonata di 17 secondi che iniziò alle 00.17.
Il Logli fece la prima telefonata all’amante mentre si trovava in soffitta. È stata la stessa Sara Calzolaio a riferire agli inquirenti di aver sentito le voci dei bambini durante quella prima telefonata e che il Logli le aveva confidato di essere in soffitta.
Al termine di questa telefonata, Antonio Logli prelevò sua figlia dal letto matrimoniale e la mise nel lettino della sua cameretta, dopodiché si recò nell’adiacente autoscuola di sua proprietà dall’interno, ovvero attraversando una sorta di magazzino che mette in comunicazione la sua abitazione con il piazzale dell’autoscuola. Mentre si trovava all’interno dell’autoscuola, il Logli fece le altre due telefonate a Sara, ovvero la chiamò alle 23.56 e, infine, alle 00.17 per un ultimo saluto affettuoso.
Una ricostruzione confermata dal Logli in un’intervista: “Abbiamo cenato eeee i bambini sono andati a lettooo un po’ più tardi del solito, verso le undici, ioooo ho fatto… mmm… delle cose che avevo da fare qui, ho messo a posto della roba in soffitta, sono andato all’autoscuola”.
Quando il Logli scese dalla soffitta e prelevò sua figlia dal letto matrimoniale, Roberta Ragusa si trovava nel letto al fianco della bambina, lo prova il fatto che il mattino seguente il suo telefonino venne ritrovato sul comodino.
In una delle sue prime interviste a ”Chi l’ha visto?” Antonio Logli riferì alla giornalista che, come le altre sere, Roberta era andata a letto prima di lui, per poi autocensurarsi e correggere il tiro, peraltro lasciando intendere di essere a conoscenza dell’orario e del fatto che Roberta andò a letto quella sera, cosa da lui sempre negata: “e poi la sera siamo andati in casa, abbiamo mangiato e come le altre sere… no, veramente, no, come le altre sere, sono andato a letto un pochino prima io di lei.”
La scoperta del tradimento
Dunque, dopo le 23.50 e dopo aver messo sua figlia a letto, Antonio Logli andò in autoscuola per poter parlare con Sara liberamente.
Roberta, che era a letto con sua figlia, si svegliò nel momento in cui Antonio prelevò la piccola per condurla in camera sua e, non vedendo tornare il marito, si alzò, si mise una giacca e le scarpe da tennis che usava in palestra, che non furono mai ritrovate e, lo seguì di nascosto. Fu proprio nei locali dell’autoscuola che Roberta sentì suo marito Antonio chiudere l’ultima telefonata con Sara con un “Ti amo, buonanotte”, una frase che il Logli pronunciò perché credeva di essere solo.
Roberta affrontò Antonio verbalmente, uscì dall’autoscuola, percorse pochi metri, raggiunse la staccionata che delimita il piazzale dell’autoscuola, la scavalcò e si incamminò nei campi, con tutta probabilità per dirigersi a casa dell’amante del marito, la quale abitava poco distante.
È stato Antonio Logli a riferire l’orario in cui Roberta scavalcò la staccionata durante uno “sfortunato” scambio con il padre registrato da una giornalista di “Chi l’ha visto?”:
Valdemaro Logli: “Secondo me è improbabile a scavalca di notte a buio qui dove va uno qui è veramenteee impossibile, no?”
Antonio Logli: “Ora, però c’è da dire che a quell’ora poteva co…, ah già mezzanotte, no, no, è buio, però, insomma, i lampioni sono accesi.”
Valdemaro Logli: “Sì, vabbè, ma, insomma, ma dove vai? Dove vai?”
Antonio Logli: “Non so se c’era…”
Valdemaro Logli: “Qui ‘un c’è nulla, la strada è laggiù dove c’è quelle case. La strada si ricongiunge a quella di sopra, quindi per me è più razionale uscì di sopra, dai cancelli lungo la strada via Ulisse Dini.”
Antonio Logli: “Avrebbe fatto prima…”
Giornalista: “Lei è perplesso su questo percorso?”
Valdemaro Logli: “Sì, sì.”
Peraltro il Logli non solo ha riferito l’orario in cui Roberta scavalcò la staccionata, orario che non poteva conoscere se fosse stato a letto, ma ha aggiunto “Avrebbe fatto prima…”, lasciando intendere, nonostante l’autocensura, di conoscerne le intenzioni.
Non solo, il Logli ha riferito in un’altra intervista che i cani da traccia che cercarono Roberta dopo la scomparsa seguirono la strada giusta quando si diressero nei campi: “Infatti io credevo, quando son partiti, dico: “Ora entrano dentro, magari hanno sbagliato strada perché la sera (prima della chiusura dell’autoscuola ndr) era uscita eee da lì era entrata e uscita più d’una volta” ed invece no, la porta era aperta, non sono entrati ma sono andati a dritto”, confermandoci che era presente nel momento in cui Roberta scavalcò la staccionata.
È un errore pensare che Roberta abbia sentito il Logli parlare con l’amante mentre si trovava in casa e che, per paura del marito, fosse fuggita nei campi. Roberta intraprese la via dei campi non perché fosse in preda al panico o per fuggire al Logli, ma perché era intenzionata a raggiungere l’abitazione dell’amante del marito. Roberta si avviò a piedi proprio perché si trovava in autoscuola e non ebbe accesso alle chiavi della propria auto che erano rimaste in casa. Ella, infatti, se ne avesse avuto la possibilità, avrebbe usato la sua auto per le temperature particolarmente basse di quella notte, l’orario e la fretta che aveva di chiarire con la Calzolaio.
Dunque la discussione iniziale tra Antonio e Roberta ebbe luogo dopo l’ultima chiamata del Logli a Sara in autoscuola e nel piazzale della stessa e non nell’abitazione dei due coniugi nella quale si trovavano i loro due figli. Per questo motivo i bambini non li sentirono discutere.
Purtroppo, neanche il titolare della scuola di ballo, che aveva sede sopra l’autoscuola, udì i due coniugi discutere in quanto, a quell’ora, non si trovava più lì. Ho scritto “purtroppo” perché se il titolare della scuola di ballo fosse stato presente e si fosse palesato il Logli non avrebbe ucciso sua moglie, quantomeno non quella notte. La certezza che un testimone li avesse uditi discutere avrebbe rappresentato, infatti, un deterrente.
Aggiungo che proprio il fatto che Roberta si sia allontanata a piedi a quell’ora e in una notte così fredda, è la riprova che la discussione tra lei e il marito si consumò in autoscuola e non in casa dove si trovavano i figli e le chiavi della sua auto.
La sosta in auto in via Gigli
In seguito alla fuga di Roberta tra i campi, il Logli salì sulla propria Ford Escort station wagon e si diresse in via Gigli, dove parcheggiò il veicolo al margine della strada nella speranza di intercettarla. Via Gigli è la strada che delimita il campo nel quale Roberta si era avventurata.
Tra le 00.30 e le 00.40, mentre il Logli era fermo sul ciglio della strada all’interno della sua Ford a fari spenti, sopraggiunsero in auto Loris Gozi e sua moglie. Loris vide il Logli, in quanto lo illuminò involontariamente con i fari della propria autovettura.
Poco dopo Antonio Logli, resosi conto di un malfunzionamento del contenitore del filtro del gasolio della propria auto, tornò a casa, parcheggiò la Ford nel vialetto, un luogo nel quale non era solito lasciarla e cambiò macchina. Antonio Logli tornò in via Gigli a bordo della Citroen C3 di sua moglie Roberta e la intercettò.
In via Gigli una seconda discussione impegnò i due coniugi, in quell’occasione Loris Gozi, che una volta tornato a casa era uscito a piedi con il cane, li udì.
Sia chiaro che, una volta intercettatala in via Gigli, il Logli non minacciò sua moglie, la convinse, invece, con le buone ad entrare nella C3, probabilmente dopo averle promesso che l’avrebbe portata a casa di Sara Calzolaio per chiarire. Antonio non aveva alcun interesse a richiamare l’attenzione dei vicini avendo già maturato il proposito di uccidere sua moglie. Il fatto che nessuna traccia di sangue sia stata repertata in auto ci conferma questa ricostruzione. Il Gozi, infatti, sentì la voce di Roberta e non quella del Logli.
Fu dunque Roberta ad alzare la voce e a sbattere con forza le portiere dell’auto per la rabbia. È stato Loris Gozi a confermarcelo durante un’intervista: “Perché c’erano delle urla, la signora urlava, delle urla strazianti, forti. (…) Ho sentito solo urlare, ma forte, come una donna che urla fo… che urla forte”.
In seguito a questa seconda discussione, cui assistette Loris Gozi, Antonio Logli condusse la moglie in una zona isolata dove, dopo averla uccisa, ne occultò il corpo.
È utile precisare che Antonio Logli cambiò auto perché si rese conto che la sua Ford Escort era danneggiata e non perché fu visto all’interno della Ford Escort da Loris Gozi, come sostenuto dai giudici nelle motivazioni della sentenza d’appello, non ne avrebbe, infatti, tratto alcun beneficio, anzi, il fatto che, quella notte, Loris Gozi abbia potuto identificare non una ma due delle auto appartenenti alla famiglia Logli/Ragusa ha aiutato ad inchiodare Antonio Logli alle sue responsabilità.
La sabbia è la chiave del caso
La notte tra il 13 e il 14 gennaio la collaboratrice domestica di Roberta, Margherita Latona, notò la Ford Escort del Logli parcheggiata in un luogo dove il Logli non era solito parcheggiarla ovvero nel vialetto di casa. La mattina del 13 gennaio la stessa Latona vide Antonio Logli mentre puliva la pavimentazione di quel vialetto. Un’altra testimone vide il Logli pulire la strada nel punto dove era stato visto all’interno della sua Escort dal Gozi, fermo e a fari spenti, la notte della scomparsa della Ragusa.
In un’intervista, nel tentativo di sminuire il valore della dichiarazione della Latona agli inquirenti, il Logli ha detto: “Margherita Latona fece una telefonata, l’ho letto nelle carte, era affacciata allo stanzino del… dove io ho la lavatrice di casa e sotto di lei c’è uno stanzino dove tengo, diciamo, un ripostiglio, all’interno avevo una busta con della sabbia che uso per mettere nei commenti del piazzale dell’autoscuola, mentre prendo questa busta e giro per andare verso il piazzale, in terra, dei ragazzini avevano fatto quei disegni per fare il gioco che ci si salta dentro e mi sembravano brutti e io ho preso qualcosa e ho cominciato a grattare per vedere se lo potevo togliere, in realtà, dopo poco, mi so accorto che non ci facevo nulla, le strisce, le righe che erano in terra son rimaste tali e quali”.
Il Logli ha aggiunto un tassello cruciale alla ricostruzione dei fatti quando ha affermato di aver preso la busta con la sabbia che teneva nel ripostiglio. Si noti che il Logli ha riferito che era solito usare la sabbia per riempire i commenti del piazzale dell’autoscuola, ma non ha detto di averlo fatto anche quella mattina.
È logico inferire che il Logli non avrebbe perso tempo a riempire con la sabbia i commenti del piazzale dell’autoscuola se fosse stato preoccupato per la scomparsa di Roberta e neanche se l’avesse uccisa. E allora che uso fece della sabbia la mattina del 14 gennaio? Il giorno dopo l’omicidio Antonio Logli versò la sabbia sulle macchie di gasolio che la sua auto aveva lasciato sul vialetto di casa sua e su via Gigli, lo fece per nascondere le tracce del fatto che la sua macchina, la notte precedente, aveva stazionato in quei due luoghi.
L’ideazione omicidiaria
In sintesi: la notte tra il 13 e il 14 gennaio Antonio Logli maturò l’idea di uccidere sua moglie mentre si trovava in Via Gigli all’interno della sua Ford Escort station wagon e, una volta resosi conto che l’auto perdeva gasolio, la sostituì con la C3 di Roberta per non rischiare che l’auto danneggiata lo lasciasse a piedi in una delle fasi del delitto. E poi, il 14 gennaio asciugò il gasolio colato dalla sua auto sulla pavimentazione del vialetto e in strada per evitare che la perdita di gasolio lo tradisse, posto che era la riprova che la sera della scomparsa della moglie lui si trovava in via Gigli in auto e non a letto.
Infine, il 14 gennaio, al mattino, finse di cercare Roberta in compagnia di un ignaro amico e lo fece a bordo della Ford Escort pur sapendola danneggiata, auto che poi lasciò al cimitero. È chiaro che il Logli si mosse con la Ford Escort per lasciarla a debita distanza da casa in modo da evitare che qualcuno notasse che perdeva gasolio e che la perdita di gasolio accreditasse il racconto dei testimoni, racconti avvalorati dalla presenza di chiazze di gasolio nei luoghi dove la sua auto era stata ferma quella notte, il vialetto e via Gigli.
Nelle motivazioni della sentenza d’appello si legge: “A tale proposito vengono citate le dichiarazioni rese da un amico dell’imputato (…) propose di fare un giro in macchina transitando dai due cimiteri ove erano seppelliti i genitori della Ragusa. Saliti sulla Ford di proprietà dell’imputato e giunti al cimitero di Pisa, si constatò tuttavia che il motore dell’auto non si avviava, nonostante l’imputato provasse a caricare il circuito di alimentazione del gasolio con l’apposita pompa del vano motore. A quel punto veniva chiamato il padre dell’imputato che giungeva dopo circa 15/20 minuti e li riaccompagnava a casa (…) A tale proposito affermava che la problematica al motore dell’auto, a dire dell’imputato si verificava frequentemente e che egli stesso, guardando il vano motore, notava che il contenitore del filtro del gasolio era avvolto in una pellicola trasparente del tipo da cucina”.
È in questo stralcio di motivazioni la conferma del fatto che il Logli si era accorto che il contenitore del filtro del gasolio era rotto ben prima di raggiungere con l’amico il parcheggio del cimitero, lo aveva, infatti, già rivestito con la pellicola da cucina.
Infine, il Logli pensò al luogo dove avrebbe potuto occultare il corpo di sua moglie, lo stesso luogo nel quale la uccise, mentre si trovava all’interno della sua Ford Escort quella stessa notte.
In precedenza, aveva infatti pensato di sopprimerla simulando un incidente in casa e quindi non avrebbe avuto bisogno di occultarne il corpo. In altre parole: Antonio Logli non era preparato al susseguirsi degli eventi della notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012.
Articolo di Ursula Franco
Fonti:
Foto Roberta Ragusa https://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/ragusa-forno-crematorio-suicida/
Ursula Franco è Medico Chirurgo, Criminologo e Statement Analyst, è allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis, una tecnica di analisi di interviste e interrogatori. Si occupa soprattutto di errori giudiziari.