A distanza di 22 anni la morte di Alessandra Vanni è ancora un mistero
Vicino a Monteriggioni, il piccolo borgo medievale alle porte di Siena famoso nel mondo per le sue mura, c’è un piccolo cimitero rettangolare che nella sua ala destra ospita una sepoltura in mezzo a tante altre. Una lapide essenziale, in travertino, un nome e poche scritte, nessuna foto e una piccola mattonella in maiolica che raffigura l’inconfondibile araldica paliesca della contrada della Selva.
Spostiamoci di una manciata di chilometri e percorrendo la statale Chiantigiana 222, raggiungiamo un altro cimitero, quello di Castellina in Chianti. Vicino c’è una piccola piazzola senza sfondo, dove l’8 agosto del 1997 intorno alla mezzanotte, entrava il taxi Alfa Romeo Siena 22, guidato dalla ventinovenne Alessandra Vanni. Da questo taxi Alessandra ne uscirà la mattina del 9 agosto, morta.
Indicata in rosso, la piazzola dell’omicidio
Delle mani assassine che probabilmente Alessandra conosceva bene, tanto da fidarsi ad entrare con l’auto in quello spiazzo buio a pochi metri dal cimitero, le strinsero una corda di canapa attorno al collo fino a farla morire. La stessa corda servì poi agli assassini per legare le mani di Alessandra dietro al sedile, facendole mantenere una posizione seduta e con la testa chinata verso destra, come se stesse dormendo. Un evento strano, tanto isolato quando cruento, che scosse e gettò nel panico la città di Siena, apparentemente isola felice, lontana da eventi di sangue.
Nodo stretto intorno alle mani di Alessandra
Ritorniamo al cimitero vicino a Monteriggioni e a quella lapide con la targa in maiolica della contrada della Selva. La nostra ricerca riparte da qui, dalla sepoltura dove riposano le spoglie di un uomo, uno somalo nato a Mogadiscio nel 1949 e morto a Siena nel febbraio del 2006. In città era conosciuto con il soprannome di Steve, ma il suo vero nome era Stefano Nicolino Mohamed. A Siena Steve era molto noto. Nel tempo aveva gestito diversi bar, poi alla fine degli anni ‘90 entrò a lavorare come cameriere al ristorante La Speranza, in Piazza del Campo. Appassionato contradaiolo, nella Selva era diventato un punto di riferimento su cui poter contare. La sua corporatura imponente e la sua fede nella contrada, gli permisero di indossare l’armatura del Duce, una comparsa paliesca, sfilando per le vie della città. Non pochi senesi infatti, ricordano ancora Steve come il Duce nero della Selva.
Ma da cosa sono legati i destini di Alessandra e Steve? Alessandra guida il taxi, Nicolino lo utilizza spesso per spostarsi e andare a lavoro. Tra loro è nato anche un rapporto di amicizia dovuto ai frequenti viaggi in taxi. Alessandra Vanni non è una tassista di professione, lavora in realtà come centralinista al Consorzio taxi di Siena, dove prende e passa le chiamate ai colleghi. Ma guidare il taxi le piace, vuole farlo di lavoro e, da qualche tempo ha cominciato a fare esperienza sul taxi di proprietà dello zio Onorio, storico tassista senese. La sera dell’8 agosto Alessandra, dopo aver lavorato il pomeriggio al centralino, non dovrebbe guidare il taxi Siena 22. Tuttavia, la tassista decide di salire a bordo dell’auto e partire. Alessandra non è solita uscire di notte, non lo ha mai fatto e, soprattutto non si fida a fare percorsi extraurbani. La tassista quella sera fa però diverse corse, porta dei paracadutisti alla caserma di Piazza d’Armi, poi carica dei turisti stranieri, ed infine trasporta degli studenti a piazza Gramsci, per poi tornare in piazza della Posta in attesa di altre chiamate. Chiamate che però non arrivano, almeno ufficialmente e tramite il centralino. Ma intorno alle 23:00 accade qualcosa, Alessandra accende il taxi, imposta la tariffa numero 2, ovvero la extraurbana, ed esce dalla città, imboccando la Chiantigiana 222. Direzione Castellina in Chianti.
Numerosi testimoni, seduti ai tavoli di un bar, vedono arrivare il taxi Siena 22 nel paese di Quercegrossa. A bordo c’è Alessandra, che entra in una piccola via del paese, lentamente, incerta, come se stesse cercando un indirizzo. Il taxi fa un giro dell’isolato, probabilmente passando lungo via G. di Vittorio, poi riappare e fa un secondo giro. Cosa sta cercando? Chi deve incontrare? Dopo alcuni minuti, i testimoni vedono Siena 22 uscire dal paese e proseguire lungo la Chiantigiana. A bordo questa volta c’è un passeggero, forse due. Dove è stata? Chi ha caricato? Non si è mai saputo. Quello che invece sappiamo, è che da qualche giorno a Quercegrossa e proprio in via G. di Vittorio, si è trasferito Stefano Nicolino Mohamed. Alessandra ha incontrato il suo amico Steve? È lui uno dei passeggeri oppure si tratta di uno o più amici in comune caricati presso l’abitazione del somalo? Domande che fino ad ora non hanno avuto risposta. Il taxi riprende la strada per Castellina, si ferma varie volte, ed alcuni testimoni notano che uno dei passeggeri esce, per poi risalire nel sedile accanto al guidatore. Questo potrebbe suggerire un certo grado di confidenza tra Alessandra ed il passeggero o i passeggeri, che presumibilmente l’hanno accompagnata nel viaggio verso lo spiazzo isolato sotto al cimitero di Castellina, il suo ultimo viaggio.
Foto aerea Quercegrossa
C’è un’altra certezza, quella che nel 2013, su ordine della Procura della Repubblica di Siena, la salma di Stefano Nicolino viene riesumata, per essere sottoposta ad accertamenti medico legali alla ricerca del DNA di Alessandra Vanni. Ma secondo le risultanze tecniche, che sono negative, Steve quella notte non è salito a bordo del taxi Siena 22, né ha avuto un contatto fisico con Alessandra.
Noi siamo convinti che la verità di questo omicidio non vada cercata al di fuori delle mura senesi e della cerchia di persone che Alessandra conosceva e delle quali si fidava. È una storia il cui mistero è interno alla città e probabilmente ha un legame con i circuiti della microcriminalità, invisibili ma non per questo inesistenti.
Ad esempio, durante la notte quale mezzo è più sicuro di un taxi, per trasportare degli stupefacenti o della merce illegale, rendendo il guidatore del taxi un inconsapevole corriere?
Forse Alessandra aveva visto qualcosa? Forse in quel suo ultimo viaggio era venuta a conoscenza di particolari che sarebbero dovuti rimanere segreti?
Steve, il duce nero della Selva, conosceva questi particolari e di conseguenza la verità sull’omicidio di Alessandra?
Stefano Nicolino Mohamed
Articolo di Paolo Mugnai
Fonti
Foto sopralluogo: https://www.lanazione.it/siena/cronaca/alessandra-vanni-delitto-1.1522786
Foto aerea presa da Google Maps e pubblicata su: https://www.radiosienatv.it/taxi-siena-22-una-storia-di-morte-e-misteri-lunga-ventanni/
Foto mani legate: http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-0b3c3be7-beb4-4e15-baed-c42fe36ddc29.html#foto-1
Foto area presa da Google Maps
Foto Stefano Nicolino: Numero unico Contrada della Selva anno 2003