Il fondamento della regola dell’unico tratto si basa sull’assenza di regola; questa genera la regola. Di qui consegue la molteplicità di [ tutte le ] regole.

(Shitao, Sulla Pittura, Cap.I)

Gentili lettori, vi chiedo un gesto di generosa tolleranza verso l’astrattezza di questo breve scritto introduttivo.

Esso rassomiglia molto ad un brano filosofico, è inattuale e sembra inutile. Verrà seguito tuttavia da una serie di articoli tematicamente specifici, del tutto attinenti alla realtà.

Questo exordium, intanto, vale come delineamento della prospettiva entro cui ci muoveremo; un orizzonte disegnato e designato, nella sua ampiezza, da interessi sia di ricerca che culturali. Simili ambizioni non possono certo prescindere da un fondamento teorico vero.

Poniamo qui infatti il presupposto per l’approfondimento del nesso essenziale tra arte della Investigazione ed investigazione nell’Arte, scoprendovi metodologie comuni, efficaci per entrambe le discipline.

Tematico, così, non vuole diventare solo il più o meno letterario, acrobatico dipanarsi di questo chiasmo seducente, ma l’emergere nell’evidenza dei rapporti inindagati tra modi apparentemente molto diversi di ricercare.

La tesi che sta alla base di questa suggestione è tanto semplice quanto inaudita, essa afferma l’origine comune di Legge ed Arte.

Diciamo “Legge” ed “Arte” facendo rientrare nel concetto più omnicomprensivo di “Legge” ogni teoria, ogni prassi giuridica con le varie discipline ad essa connesse, così come facciamo rientrare nel vasto concetto di “Arte” tutte quelle pratiche creative che operano secondo regole, secondo rapporti formali e materiali codificabili.

Questa tesi inaugurale a cui, a una lettura superficiale, si potrebbe attribuire una generalità eccessiva e perciò fuorviante, ci indica invece una co-appartenenza, una familiarità sostanziale: giurisprudenza e investigazione, diritto e criminalistica, prima ancora di declinarsi come discipline oggettive caratterizzate dall’uso di strumenti più o meno scientifici, esistono innanzitutto in virtù di atti estetici ed hanno alla base meccanismi costitutivi puramente creativi.

Ciò non intacca il loro grado di scientificità ma costituisce il presupposto per comprenderne il fondamento e le finalità ultime, secondo un senso originario che si rivela spirituale prima ancora che tecnico.

Un codice di leggi è la traduzione formale di un ethos teso idealmente ad instaurare e mantenere ordine e giustizia tra gli uomini in società; si tratta di un’istanza creativa che muove da ambizioni spirituali.

È pragmatismo fondato su idealità, non viceversa.

È bellezza nell’armonia e dall’armonia. Uniformità di stile.

Certo, nulla di più artificioso di un codice di leggi, ma proprio nel senso dell’essere fatto secondo lo spirito dell’Arte, cioè tanto artificialmente quanto autenticamente, come composizione di un ordine che si dà come reale nella misura in cui è autentica creazione dello spirito.

Un codice di leggi, unazione secondo la legge o contro di essa, l’interpretazione della legge compresa nel giudizio di questa azione, l’investigarla, sono tutti fenomeni originariamente creativi che trovano il loro senso solo entro un corpus armonico di norme, regole ed interrelazioni specifiche, sinergiche, improntate ad una logica di equilibrio e di rigore.

Un codice di leggi e l’universo pratico, esistenziale, che entro di esso si dipana, non sono diversi da un’opera musicale classica o dall’impaginazione disegnativa sottesa ad un dipinto; la loro matematica, geometrica armonia comprende azioni, emozioni e sensibilità del tutto particolari e relative, traducendole però secondo un linguaggio universale, idealmente non mutevole.

Allo stesso modo, e non si tratta di una mera analogia formale, alla base dell’arte, di ogni arte, stanno la tendenza alla normatività, il conformarsi secondo una natura canonica, il volere, dovere e potere corrispondere a regole, proporzioni e commisurazioni teoriche e pratiche che non sono sostanzialmente diverse da un codice di leggi.

Avvicinandoci ora al nesso specifico che vogliamo indagare, quello tra Investigazione e Arte nel loro rispecchiarsi essenzialmente, ci accorgiamo, se le premesse teoriche appena evidenziate sono vere, che ogni intuizione di chi è chiamato ad investigare su fatti, fenomeni, accadimenti, il cui darsi pur oggettivo conserva sempre in sé, strutturalmente, un carattere parzialmente ipotetico, lati incogniti, risvolti imprevedibili o imponderabili, memorie irrecuperabili, si configura originariamente come atto dell’ immaginazione.

Allo stesso modo un giudizio espresso su un fenomeno artistico, su ogni semplice artefatto, compensa il proprio carattere ipotetico e relativamente soggettivo con la propria natura originariamente ed universalmente creativa, con la propria istintiva ambizione di oggettività.

Interpreta il proprio oggetto anche creandolo, lo crea interpretandolo. Come una sorta di Archeologia od Architettura dello Spirito.

Si tratta di atti non scindibili. Proprio come legge e giudizio.

Tanto più è vero – cioè giusto – un giudizio, quanto più esso incarna lo spirito della legge. Ma essendo la legge stessa creazione ed artificio, la misura di questa corrispondenza sarà data, sorprendentemente, in una conformità estetica, in un convergere dello stile innanzitutto.

Giudizio ed interpretazione (di cui l’investigazione è una forma) sono finzioni. Sono atti creativi puri. Là dove “finzione” non vuol dire deliberata falsità, inganno o simulazione, ma significa l’atto umano possibile più naturale e dunque più prossimo all’essenza stessa della verità, della realtà intesa come arte.

Legge ed Arte, come umane creazioni per essenza, le più alte e distintive, si librano da e su quel nulla normativo originario che è la naturalità priva di ordine ideale, spiritualmente umano, pura ed insieme assolutamente brutale, perfetta perché anteriore ad ogni regolamentazione, sublime perché ancora magnificamente a-morale.

Da questa vuoto originario, pieno di ogni potenzialità, si originano contemporaneamente ordine e bellezza, orrore e follia.

Articolo di Leonardo Scarfò


Leonardo Scarfò 
Ph.D. in Filosofia
Consulente Dipinti e Disegni antichi Finarte-Roma
CTU, esperto di antiquariato presso il Tribunale di Grosseto