La storia di Don Virgilio Peruzzi, investigatore della natura umana e divina

Fino alle metà del secolo scorso, in un piccolo borgo del chianti senese, tra le dolci colline decorate dai vigneti, tra ruderi di castelli medievali e case coloniche, era solito aggirarsi in sella a una bicicletta, un parroco del tutto particolare. Solitamente non viaggiava mai solo. Ad accompagnarlo per le strade sterrate della campagna, oltre all’immancabile sigaro toscano, accovacciata nella cesta porta oggetti della bicicletta c’era sempre la sua cagnolina.

Il borgo in questione è quello di Pievasciata, conosciuto in antichità anche con il nome di Santa Maria di Sciata.

L’origine del nome sembra legata al fatto che qualche secolo fa sorgessero in quelle zone delle enormi querce e, che il suffisso -asciata starebbe proprio ad indicare lo strumento fondamentale in uso ai boscaioli per la lavorazione del legno: l’ascia.

A Pievasciata, di maestoso, oltre alle querce sorgeva una delle più antiche ed importanti Pievi del Chianti senese, realizzata nel periodo basso romanico.

La Pieve romanica di Pievasciata

Adesso le querce secolari sono rimaste poche, ma la Pieve – a dire il vero piuttosto disastrata – è ancora ben visibile in tutta la sua imponenza.

Di quella Pieve, Don Virgilio Peruzzi aveva fatto la sua casa di preghiera, ma soprattutto il suo spettacolare quanto bizzarro museo. Ma più che un museo, forse sarebbe corretto parlare di una Wunderkammer, una vera e propria camera delle meraviglie!

Ogni singolo angolo della Pieve e della canonica, dalle pareti, al pavimento e fino al soffitto, era ricoperto di oggetti antichi e moderni, talvolta stupende opere d’arte, talvolta manufatti misteriosi e raccapriccianti.

Accanto ad un fondo oro del duecento senese, si potevano incontrare dei razzi anticarro utilizzati dagli inglesi durante l’ultimo conflitto mondiale. Oppure tra una manciata di monete etrusche e rari crocifissi intarsiati, si poteva addirittura scovare la firma autografa del principe delle tenebre, il Diavolo in persona, estorta durante un esorcismo effettuato dall’ossuto parroco, nel tentativo di liberare dal demonio una giovinetta analfabeta. Vita e morte, bene e male. Don Virgilio Peruzzi era un esploratore della natura, dell’animo umano e delle sue propaggini creative e distruttive, fisiche ed eteree. Un vero e proprio investigatore della doppia natura umana, quella fisica, fatta di ossa, carne, sangue, e quella occulta, intuibile solo a chi è dotato di sensibilità di spirito ed apertura mentale.

Dal Vaticano, Don Virgilio aveva ricevuto anche una particolare autorizzazione per poter condurre studi parapsicologici. Tra i suoi pezzi da museo, aveva infatti numerosi libri, più o meno rari, che parlavano di alchimica, scienze esoteriche, arti magiche.

Durante i suoi 55 anni di permanenza nella campagna senese, mentre girovagava tra i fedeli per svolgere i compiti della sua missione apostolica, quanti oggetti deve aver raccolto lungo il suo cammino! Quante storie da raccontare e tramandare, attraverso quell’eccezionale accozzaglia di oggetti, forse a tratti irrazionale, frutto di una vita di ricerche e studi, ma assoluto simbolo e testimonianza trasversale della civiltà che eravamo, che siamo e che saremo.

E come ogni folle e curioso ricercatore, era innamorato delle sue scoperte. Di ognuna di queste aveva ricostruito la storia e con occhi vispi e spiritati, non esitava a raccontarla agli entusiasti e fortunati visitatori della Pieve.

Don Virgilio Peruzzi mentre mostra i suoi cimeli

Varcata la soglia di quella casa di Dio, si entrava in un’autentica macchina del tempo.

Per poi riuscirne stupiti, accresciuti, trasmutati.

Si narra che durante la Seconda Guerra Mondiale, la fama del suo museo raggiunse le massime cariche dei due schieramenti, tanto che il generale americano Alexander, nel settembre del 1944 si recò a Pievasciata in visita alla Wunderkammer creata da Don Virgilio Peruzzi, rimanendone fortemente impressionato.

Don Virgilio Peruzzi, ormai anziano, passò a miglior vita nel gennaio del 1966 e fu sepolto ad Arezzo. Da quel momento, del suo straordinario museo si sono perse le tracce. Probabilmente aveva dato precise disposizioni sul destino della sua collezione.

Una testimonianza importantissima, una vita spesa nella ricerca e nessuna traccia rimasta, se non qualche ricordo e alcune rare foto.

Anche le mura della Pieve, che negli anni successivi alla morte del parroco tenevano aggrappate a sé gli ultimi testimoni di quello che fu il Museo Peruzzi (maioliche, ceramiche, affreschi), sono state in parte selvaggiamente e fraudolentemente spogliate, cancellando ogni memoria di quella macchina del tempo che non siamo stati in grado di tutelare come avremmo dovuto.

Articolo di Paolo Mugnai


Fonti

Foto di copertina Don Virgilio Peruzzi: Il Carroccio di Siena, n. 160 luglio e agosto 2012, articolo di Luca Luchini

Foto Pieve di Pievasciata: https://www.oksiena.it/fai-tra-i-luoghi-del-cuore-la-chiesa-di-s-giovanni-battista-a-pievasciata-40944.html

Foto Don Virgilio Peruzzi ed i suoi cimeli: Il Carroccio di Siena, n. 160 luglio e agosto 2012, articolo di Luca Luchini