“19 anni senza verità sulla morte di Serena Mollicone”
In una struttura di lungo degenza dell’ospedale Spaziani di Frosinone, il 31 maggio è morto Guglielmo Mollicone.
Guglielmo era il padre di Serena Mollicone, la giovane uccisa ad Arce il 1 giugno 2001, in circostanze mai chiarite.
Il cadavere di Serena, quando venne ritrovato – due giorni dopo la sua scomparsa – in un bosco a pochi chilometri da Arce, presentava i segni di un trauma contusivo alla tempia sinistra, aveva gambe e mani legate, del nastro adesivo sulla bocca e un sacchetto di plastica sulla testa. L’esame medico legale stabilì che la giovane era morta per asfissia.
Nel settembre 2002 la procura di Cassino iscrisse nel registro degli indagati Carmine Belli, un carrozziere di Rocca d’Arce. Belli venne processato e assolto, ma scontò ben 17 mesi di carcere.
L’11 aprile 2008, Santino Tuzi, un carabiniere di Arce, si tolse la vita all’interno della sua auto, sparandosi con la pistola d’ordinanza. Il carabiniere Tuzi aveva parlato con gli investigatori in riferimento all’omicidio di Serena Mollicone, indicando che la mattina della sua scomparsa, Serena era entrata nella caserma dei carabinieri di Arce verso le 11.00 e fino alle 14.30 non era uscita.
Un omicidio per il quale, a distanza di quasi venti anni, è stato richiesto il rinvio a giudizio per 5 persone, di cui 3 carabinieri.
La procura di Cassino ha chiesto il rinvio a giudizio per concorso in omicidio per Marco Mottola, per il padre Franco (ex maresciallo dei carabinieri), per la madre Anna e per il maresciallo Vincenzo Quatrale, nonché la richiesta di rinvio a giudizio per favoreggiamento per l’appuntato Francesco Suprano.
Il maresciallo Quatrale è stato inoltre accusato di istigazione al suicidio nei confronti del brigadiere Santino Tuzi.
L’11 gennaio 2020 Marco e Franco Mottola rilasciarono delle dichiarazioni durante una conferenza stampa, che sono state analizzate dalla Dott.ssa Ursula Franco, con la tecnica dello Statement Analysis (ovvero l’analisi delle dichiarazioni).
Dottoressa Franco, quali informazioni può darci lo Statement Analysis?
“Come è noto, in Statement Analysis partiamo dal presupposto che chi parla sia “innocente de facto” e che parli per essere compreso. Da un “innocente de facto” ci aspettiamo che neghi in modo credibile e che nel suo linguaggio non siano presenti indicatori caratteristici delle dichiarazioni di coloro che non dicono il vero.
In questo caso, in specie perché sono stati loro a convocare i giornalisti, ci aspettiamo che Marco e Franco Mottola colgano l’occasione per negare in modo credibile di aver ucciso Serena Mollicone.
Per intendersi facciamo un esempio. La frase “io non ho ucciso Serena Mollicone”, seguita dalla frase “ho detto la verità” o “sto dicendo la verità” riferita a “io non ho ucciso Serena Mollicone”, è una negazione credibile. Anche la frase “io non ho ucciso Serena Mollicone, ho detto la verità, sono innocente” è da considerarsi una negazione credibile.
In Statement Analysis analizziamo le parole che non ci aspettiamo di udire o di leggere (The Expected Versus The Unexpected).
Un “innocente de facto” non ci sorprenderà, negherà in modo credibile già nelle prime battute. Un “innocente de facto” mostrerà di possedere la protezione del cosiddetto “muro della verità” (wall of truth), un’impenetrabile barriera psicologica che permette ai soggetti che dicono il vero di limitarsi a rispondere con poche parole in quanto gli stessi non hanno necessità di convincere nessuno di niente”.
Dott.ssa Franco, come deve essere interpretata la seguente dichiarazione di Marco Mottola?
“Io sono innocente. Non ho mai fatto del male a Serena Mollicone, né so nulla sulla sua morte. Respingo ogni accusa. La mattina del primo giugno non l’ho vista, né in caserma, né in altre parti. Non è venuta a cercarmi mai in caserma. Il brigadiere Santino Tuzi non mi ha telefonato dalla caserma a casa mia e non mi ha avvisato di nulla. Dice una menzogna o si sbaglia quando dice di aver parlato con me. Preciso che ero presente al funerale di Serena. Ed ancora: in vita mia ho commesso degli errori e ho dato molti problemi alla mia famiglia, a mio padre, e di questo ho chiesto scusa a loro com’è giusto che sia. Abbiamo fiducia nella giustizia. Per il resto parleremo con i giudici. Ehm, non… non chiedetemi nulla perché per ogni eventuale domanda parlate con l’avvocato, con il professore, il portavoce del team. Grazie.”
Marco Mottola avrebbe potuto negare in modo credibile pronunciando solo 12 parole ed invece ha scelto di usarne 149 per convincere i suoi interlocutori di non aver ucciso Serena.
“Io sono innocente” non è una negazione credibile. Dirsi innocente non equivale a negare l’azione omicidiaria. Peraltro, Marco Mottola “innocente de iure” lo è non essendo stato ancora giudicato.
“Non ho mai fatto del male a Serena Mollicone, né so nulla sulla sua morte” non sono negazioni credibili. Il fatto che Marco Mottola usi “fatto del male” invece che “ucciso” ci rivela il suo desiderio di non confrontarsi con le accuse per evitare lo stress che gli indurrebbe. Peraltro, con l’uso dell’avverbio “mai” il Mottola fa riferimento ad un lasso di tempo indefinito.
“Respingo ogni accusa” è un modo di negare le accuse non l’omicidio.
Dott.ssa Franco: Marco Mottola dice “ho chiesto scusa a loro com’è giusto che sia” perché sente il bisogno di rappresentarsi come un “bravo ragazzo”, un bisogno che i “bravi ragazzi” non hanno. Il suo bisogno è dettato dalla necessità di ingraziarsi la platea.
Si noti “ho chiesto scusa”. In Statement Analysis, a prescindere dal contesto in cui vengono pronunciate, notiamo sempre le parole “mi dispiace”, “scusa”, “mi scuso”, “chiedo scusa”, “ho chiesto scusa” perché è estremamente frequente che vengano emesse da chi ha commesso il reato di cui parla e sono da considerarsi una sorta di “Leakage”. Il “Leakage” consiste nel rilascio involontario di informazioni che stazionano nella mente del soggetto interrogato.
In tutti questi anni Marco Mottola non ha mai negato in modo credibile di aver ucciso Serena Mollicone, non ha mai detto “Io non ho ucciso Serena Mollicone, sto dicendo la verità”.
Dott.ssa Franco, passiamo adesso alle dichiarazioni di Franco Mottola:
“Intanto buongiorno e benvenuti a questa conferenza. Personalmente respingo, respingiamo ogni accusa. Sono e siamo totalmente innocenti della morte di Serena. E di ogni azione criminale collegata a lei, non so e non sappiamo nulla. Comunque, se Serena realmente doveva andare a parlare con mio figlio non c’era bisogno che si facesse vedere dal piantone della caserma, poteva citofonare direttamente all’alloggio avendo un ingresso indipendente e un citofono indipendente per accedere agli alloggi, quindi non è il caso… non c’era bisogno che suonasse in caserma per accedere a casa mia, eh… giusto per… Poi: chi collega la morte di Santino Tuzi al fatto che qualche giorno dopo doveva avere un confronto con me, dice una sciocchezza enorme basata sulla voglia di calunniare e costruire fantasie perché né io, né il mio difensore, né nessuno di noi era a conoscenza di questa cosa, nessuno, a nessuno di noi è stato mai comunicato… questa notizia, quindi è del tutto falsa e infondata. Per il resto parleremo con i giudici. Ci auguriamo che vengano scoperti l’assassino di Serena e gli eventuali complici. Ci siamo chiusi a riccio da quando ci siamo accorti che ci circondavano e ci sommergevano di facili accuse, di sospetti e dicerie. Non chiedetemi nulla. Per ogni cosa parlate con l’avvocato o con il professore, come già detto prima, si parlerà soltanto congiuntamente e non da soli. Grazie a tutti.”
Cosa può dirci in questo caso lo Statement Analysis?
Dott.ssa Franco: Anche Franco Mottola, invece di negare in modo credibile un suo coinvolgimento nell’omicidio di Serena Mollicone, ha scelto di usare 231 parole per convincere i suoi interlocutori della sua estraneità ai fatti.
“Personalmente respingo, respingiamo ogni accusa” è un modo di negare le accuse non l’omicidio.
“Sono e siamo totalmente innocenti della morte di Serena” non è una negazione credibile, peraltro, non esistono gradi diversi di innocenza, non esistono soggetti “innocenti” ed altri “totalmente innocenti”.
“E di ogni azione criminale collegata a lei, non so e non sappiamo nulla” non è una negazione credibile.
“Se Serena realmente doveva andare a parlare con mio figlio”, sono parole di Franco Mottola, è lui ad aprire la porta a questa possibilità.
A seguito dell’analisi delle dichiarazioni secondo la tecnica dello Statement Analysis, possiamo quindi concludere che i Mottola non hanno negato in maniera credibile di aver partecipato all’omicidio della povera Serena Mollicone né tantomeno hanno dimostrato di possedere la protezione del cosiddetto muro della verità.
Dott.ssa Franco, la ringraziamo per la sua analisi.
Intervista di Paolo Mugnai
Fonti
Foto copertina Serena Mollicone: https://www.huffingtonpost.it/entry/e-morto-il-padre-di-serena-mollicone-il-giorno-prima-dellanniversario-della-sua-scomparsa_it_5ed3f083c5b68bad363fbf23
Ursula Franco è medico e criminologo, è allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis, si occupa soprattutto di morti accidentali e incidenti scambiati per omicidi e di errori giudiziari. È stata consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Michele Buoninconti; è consulente dell’avvocato Salvatore Verrillo, difensore di Daniel Ciocan; ha fornito una consulenza ai difensori di Stefano Binda dopo la condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi.