“Il binomio cane e uomo a servizio della Scienza”

L’interazione tra il vivente e l’ambiente passa attraverso sensibilità specifiche che fanno sì che si possano percepire, analizzare e classificare stimoli di vario tipo: meccanici, elettrici, luminosi, chimici e, tra questi ultimi, l’olfatto è il senso che consente di “annusare” l’ambiente. Tutti hanno un naso come noi umani? Certamente no, ma più o meno tutti sono in grado di percepire gli odori e alcuni, anzi, sono particolarmente abili come nel caso degli elefanti, dei rapaci, dei topi, delle api, degli squali. Percepire un odore, significa riconoscere il partner, riconoscere un individuo come appartenente o meno alla propria colonia, riconoscere la sorgente di cibo, riconoscere un pericolo ambientale; pertanto, avere un buon olfatto è uno strumento utile alla conservazione dell’individuo e della sua specie di appartenenza. Tuttavia, quando si parla di olfatto nel mondo animale, si pensa immediatamente ai cani, animali a noi vicini perché da compagnia e da lavoro e proprio per la facilità di allevamento e addestramento, pur non essendo i più sensibili tra gli animali per olfatto, tuttavia risultano i più utili. In relazione alla loro capacità di individuare odori, si potrebbero proporre numerose considerazioni afferenti, per esempio, alla selezione delle razze e, quindi, alla fissazione di predisposizioni di tipo genetico al lavoro da fiuto; oppure riflessioni inerenti al numero medio di recettori olfattivi posseduti da ogni singola razza, ma rischieremmo di perdere di vista il focus del nostro lavoro.

Per noi esseri umani, abituati a comprendere l’ambiente che ci circonda primariamente con il senso della vista, possedendo un senso dell’olfatto meno evoluto di altri animali, non è facile comprendere l’universo invisibile che ruota attorno al mondo dell’olfatto animale e, neppure quello del nostro migliore amico, facilmente rappresentato, nella nostra fantasia, dal cane da caccia che individua le prede cercate dal suo padrone, il cacciatore, o da quello per la ricerca dei tartufi. Anche il massiccio San Bernardo con la sua fiaschetta al collo simboleggia l’iconografia del cane da lavoro, un lavoro decisamente nobile: tentare di individuare scoparsi in pericolo di vita; ma ben altri compiti sono oggi richiesti a questi straordinari animali quando guidati da altrettanto straordinari conduttori.

E così oggi li vediamo impiegati in svariate attività di individuazione di odori attinenti agli ambiti più svariati tra i quali quelli legati all’ambito sanitario (ultimi i cani anti-covid) e all’investigazione.

Spingiamoci in questo settore e cerchiamo di capire a partire dalla definizione di odore.

Che cosa deve cercare un cane? Una traccia odorosa (in senso lato) e questa risposta è meno ovvia di quanto potrebbe sembrare.

Cosa intendiamo per odore?

L’odore può’ essere definito come la componente volatile di qualsiasi sostanza idonea a stimolare un organo olfattivo e quindi essere percepita ed elaborata da un animale.

In altre parole, potremmo dire che l’aria che ci circonda è costituita da molteplici sostanze volatili che hanno la capacità di stimolare i recettori olfattivi degli esseri viventi.

In un lavoro del 2001 Buzzi e collaboratori scrivevano:

Il processo che porta alla decodifica delle informazioni molecolari per trasformarle in una percezione odorosa è complesso. Un odore si sviluppa quando una molecola odorosa con i sui gruppi funzionali, attiva con diversa intensità molteplici recettori olfattivi, determinando così la creazione di un modello caratteristico, che sarà specifico solo per quel determinato odore. Quindi differenti sostanze olfattive attivano varie combinazioni recettoriali. La qualità di un odore non è solo il risultato dell’analisi chimica delle molecole che lo compongono, infatti molecole strutturalmente molto simili possono evocare odori molto diversi, mentre molecole strutturalmente diverse possono evocare odori molto simili. L’interpretazione di un odore è spesso basata su una precedente esperienza. Uno specifico odore percepito durante un’esperienza spiacevole in futuro darà origine a una risposta più intensa

E l’odore umano?

L’odore dell’uomo, come quello degli altri viventi, è una complessa miscela di sostanze odorose dalle differenti origini:

Sostanze odorigene di natura endogena:

➢ la respirazione produce continuatamente anidride carbonica rilasciata nell’ambiente

➢ le squame cutanee che perdiamo disperdono anche esse l’odore dell’individuo

➢ le ghiandole sudoripare e sebacee presenti nel corpo umano emanano segnali odorosi caratteristici e distinguibili per genere, età, stato di salute ecc. del soggetto.

In particolare, questi segnali, opportunamente decodificati dal magnifico naso di un cane specificatamente addestrato, consentono la precoce insorgenza di malattie, quali alcuni carcinomi, malattie metaboliche e ultimamente, come prima anticipato, il covid.

➢ la dieta influenza la composizione odorifera delle secrezioni ghiandolari.

➢ il processo di crescita e di sviluppo, similmente, è influenzato da diversa attività ghiandolare: basti pensare alla differenza notevole di odore di un neonato, un bambino e un adulto…….

Sostanze odorigene di natura esogena:

La fotografia odorosa umana, oltre all’odore personale tipico, si può arricchire con quello delle profumazioni dei prodotti utilizzati per l’igiene personale e/o profumi, per la detersione degli abiti, delle materie costituenti ad esempio le calzature (cuoio, gomma ecc.) o l’odore dei vestiti, il tabagismo ecc.

Questo variabile mix di componenti chimiche volatili costituisce l’odore umano del vivente.

Bisogna specificare. Infatti, anche durante la sua trasformazione post mortale (decomposizione) il corpo umano produce una gamma olfattiva diversa da quella emanata in vita, variabile col passare del tempo dal decesso e, a parità di condizioni, diversa da quella rilasciata dalle carcasse animali (Vass, 2012).

Ricerca canina

Essenzialmente l’odore umano, trasportato verso l’alto dal calore corporeo, in seguito viene a spostarsi secondo le correnti e infine a depositarsi “contaminando” l’ambiente. La sua durata è effimera anche in relazione al fatto che il soggetto si sposta.

Quindi l’odore umano oltre a essere tipico (come sopra descritto) è effimero; per quanto tempo possa essere percepito l’odore umano non è possibile affermarlo su base scientifica anche a causa delle troppe variabili a cui è sottoposto: giocano un ruolo determinante i fattori ambientali e atmosferici, ad esempio e la natura dell’ambiente di dispersione, ove quello urbano è sfavorevole rispetto a quello ambiente naturale; in ogni caso esperienza e prove empiriche hanno dimostrato che anche cani ben addestrati riescono a “tracciare” la pista lasciata dall’uomo solo per pochi giorni. Tuttavia, cani opportunamente condizionati possono distinguere non solo il passaggio o la presenza umana, ma anche distinguere tra varie tracce umane quella volutamente ricercata. Un’abilità rara questa, in quanto richiede grande esperienza da parte del conduttore e una buona predisposizione da parte dell’animale: questo tipo di ricerca è nota come “selezione dell’odore”.

Diversa la ricerca di un deceduto: nonostante la gamma odorosa non sia costante per qualità nel tempo, e pertanto imprevedibile, la sorgente è stabile e, pertanto, cani opportunamente condizionati possono rinvenire il sito di origine dell’emissione odorosa, ovvero il cadavere, sia in superficie che in caso di inumazione, ma anche se il malcapitato si trova immerso in acqua, marina o dolce che sia.

Conclusioni

Negli ultimi anni sono stati fatti molti progressi nella comprensione dell’olfatto canino sia dal punto di vista della fisiologia dell’olfatto che dal punto di vista delle connesse dinamiche comportamentali; tuttavia, molto rimane ancora da esplorare.

Ma il binomio conduttore e cane, l’unità cinofila, ha un potenziale immenso e non sufficientemente valorizzato, anzi spesso confuso con quello di sedicenti esperti del settore.

Anche nei tavoli tecnici internazionali, ove i massimi esperti europei e non solo nel campo “detection dogs” hanno affrontato il tema dell’opportunità o meno di impiegare i cani nella battaglia contro il Covid, ci sono stati esponenti che hanno dubitato della possibilità che i cani potessero identificare il virus, eppure oggi i Covid Dogs sono una realtà in molti paesi, e questo grazie alla felice intuizione metodico-addestrativa del Prof. GrandJean e alla sua ostinata perseveranza.

Ancora una volta i nostri amici a quattro zampe ci hanno stupito….e, con loro, gli altrettanto fantastici bipedi conduttori.

Articolo di Simonetta Lambiase e Paolo Lunardi

Fonti

Foto archivio personale dell’autore

La valutazione medicolegale dei deficit olfattivi , Giuffre’ ed. 2001 (Fabio Buzzi, Francesco Ponterio, Francesco Randazzo)

Odor mortis , ARPAD A. Vass. 2012,

”La caratterizzazione chimica del profilo odoroso della decomposizione come supporto scientifico all’addestramento dei cani per la ricerca di cadaveri”, Prof. Angelo GROPPI e Prof.sa Simonetta Lambiase, TESI DI MASTER UNIVERSITARIO di Francesca Garlaschelli.


Professoressa Simonetta Lambiase: Biologa specializzata in citogenetica umana e dottorata in patologia umana ed ereditaria.

Postdottorato svolto in tema di endocitobiosi negli insetti. Da 15 anni dirige il laboratorio di entomologia forense dell’Università di Pavia.

Coordinatore di master in scienze forensi, docente di entomologia forense per la Polizia di Stato e consulente tecnico per le Procure e, di parte in controversie civilistiche.


Paolo Lunardi: Sostituto Commissario. Coordinatore Squadra Cinofili Mi-Malpensa

Conduttore cani per impieghi di Polizia Giudiziaria e Ordine Pubblico, conduttore cani per ricerca e soccorso

Istruttore cinofilo per cani da ricerca resti umani e tracce ematiche

Ideatore del progetto cani per ricerca esti umani e tracce ematiche per la Polizia di Stato

Membro del Gruppo di lavoro E.D.D.W.G. (Explosives Detection Dogs) presso la Comunità Europea

Rappresentante per la Polizia di Stato del gruppo di lavoro Webinar I.S.A. (Internationa Security Alliance) inerente i Kovid dogs