“Lo studio degli insetti per la ricostruzione della scena del crimine”

Volendo riassumere quanto riportato in parte prima, possiamo dire che le potenzialità dell’entomologia forense sono quelle rappresentate dai quesiti che i magistrati possono porre ai consulenti tecnici e cioè:

  • Quando è avvenuto il decesso
  • Dove è avvenuto il decesso
  • Chi è il reo/la vittima
  • Come è avvenuto il decesso

Approfondiamo brevemente questi punti per meglio capire cosa si intende.

Per ciò che concerne la datazione della morte, gli insetti di primaria importanza sono alcune specie di mosche (necrofaghe), in grado di individuare le sostanze volatili emesse da un cadavere in brevissimo tempo e, ove ce ne siano le condizioni ambientali, di deporre su di esso le uova in un lasso temporale anche inferiore all’ora. 

Campionamento di insetti

Quindi, in brevissimo il cadavere può essere colonizzato, se le condizioni ambientali lo consentono. Se: in quanto la colonizzazione può essere sia ritardata, da fattori metereologici, chimici, fisici, che anticipata, quando il defunto sia stato affetto in vita da miasi (una parassitosi a carico di alcune specie di mosche, in fase larvale; Gherardi e Lambiase, 2006). In entrambi i casi, molto più frequenti di quanto non si sia soliti pensare, la datazione della morte rischia di essere affetta da errore, per difetto o per eccesso.

Comunque, la potenzialità di ovoposizione delle mosche in concomitanza con il decesso è alla base della “moderna” entomologia medico-legale. Le complicazioni della tanatocronodiagnosi sono problema dell’esperto che dovrà interpretare con grande consapevolezza i risultati dei propri calcoli. Calcoli che nascono dal fatto che il ciclo di sviluppo degli insetti (vd. Parte prima) è dipendente non solo dalla specie in esame, ma anche dalle condizioni ambientali nelle quali si è sviluppata. Ne consegue che aspetti fondamentali dell’entomologia forense sono, in primis, l’identificazione dei reperti e del loro esatto momento di sviluppo mentre la seconda fondamentale necessità è quella della conoscenza della storia termica del luogo nel quale i reperti stessi sono cresciuti.

Ma se i resti fossero molto datati e le prime ondate di colonizzazione già esaurite? In questi casi è possibile che siano vitali solo le ondate tardive di colonizzazione, o neppure quelle e, pertanto, il metodo successionale torna ad essere fondamentale per stabilire l’epoca della morte. Certo è che, se di un cadavere relativamente fresco si può arrivare ad una datazione precisa con indicazione del giorno del decesso, man mano che ci si allontana da esso la valutazione diviene più imprecisa e, se sono passati anni tra morte e rinvenimento, può riguardare anche solo una stagione. Tuttavia, in alcuni casi anche le situazioni più difficili possono condurre a risultati significativi. A titolo esemplificativo si riporta l’esperienza di un autunnale rinvenimento di resti scheletrati, che mostravano solo una piccola parte di tessuti molli saponificati. Nessuna possibilità di datazione della morte su base tanatologica. Le evidenze entomologiche consistevano nei pupari dei colonizzatori ma i brandelli tissutali saponificati erano colonizzati da una specie tardiva ancora vitale. L’approccio entomologico a questo caso coniugò, quindi, l’utilizzo del metodo successionale con quello che prende in considerazione età dei reperti vitali (vd parte prima). A dispetto delle condizioni dei resti e della distanza dal decesso, la datazione della morte su base entomologica fu estremamente precisa, e circoscritta ad una sola settimana dell’anno di rinvenimento; detto periodo trovò conferma, dopo il riconoscimento della vittima, nella data di scomparsa (S. Lambiase, dati personali).

Quanto finora detto sui tempi di colonizzazione si riferisce ad ambienti aerei. Cosa succede in caso di cadaveri sepolti o cadaveri rinvenuti in acqua?

Dei cadaveri sepolti, la colonizzazione è più lenta che all’aria aperta. La maggior parte delle mosche di prima ondata colonizzatrice non sono in grado di raggiungere i resti sepolti. Tuttavia, alcune famiglie (Szpila et al 2010; Pastula, 2013) possono penetrare il sottosuolo fino a varie profondità, in base alla compattezza del suolo, e deporre le uova sul cadavere, pertanto, le evidenze entomologiche repertate su un esumato, potrebbero coadiuvare la ricostruzione della storia cadaverica e, ad esempio, far propendere per un omicidio premeditato o meno.

Per ciò che concerne l’acqua bisogna distinguere tra i rinvenimenti in acqua dolce e quelli in acqua salata, in quanto uno dei pochi ambienti terrestri non colonizzati dagli insetti è proprio il mare, ove altri artropodi, invece, si fanno carico della decomposizione animale (Anderson 2009, Anderson e Bell 2016); diverso il caso delle acque dolci, nelle quali alcuni insetti si riproducono e possono essere utili ai fini forensi (Byrd e Caster 2010). Va da sé che, in caso di galleggiamento, in entrambi gli ambienti acquatici, le mosche terrestri possono colonizzare le regioni anatomiche emerse, indicando l’epoca di emersione/spiaggiamento e possibilmente l’ambiente di origine del corpo trasportato dalle correnti.

Che si tratti di ambiente aereo o acquatico, si deve tener anche presente che non sempre il luogo di raccolta dei reperti (scena criminis) corrisponde a quello di prima colonizzazione. Lo si può dedurre in quanto, mentre alcuni insetti sono ubiquitari, altri sono legati ad ambienti specifici e, pertanto, in caso di incongruenze tra entomofauna cadaverica e quella ambientale, è possibile ipotizzare la dislocazione del cadavere, indicazione questa che può opportunamente direzionare le indagini.

Le vere novità del metodo entomologico stanno, però, nella combinazione di strumenti diagnostici: come sempre l’integrazione di discipline può date risultati decisamente appaganti.

La genetica applicata alla matrice entomologica consente, infatti, di identificare il reperto entomologico, ove non si possa utilizzare la morfologia, ma anche di risalire all’identificazione della vittima attraverso l’estrazione del profilo genetico dagli insetti che di essa si sono cibati. Anche qualcuno che sulla scena è passato (reo?) potrebbe essere individuato in tal modo, con analisi genetica operata su eventuali artropodi, ematofagi ad esempio, trovati sulla scena/vittima.

Un problema importante si è capito essere legato alla datazione della morte; ebbene la genetica può essere utile anche in tal senso e lo sostengono alcuni ricercatori che lavorano allo sviluppo di un test genetico che aiuti a comprendere se i resti siano stati colonizzati pre o post mortem al fine di ridurre il rischio di errore nella valutazione tanatocronologica (Tarone e Sanford, 2017).

Infine, perché non contemplare anche l’applicazione delle indagini tossicologiche sulla matrice entomologica? A tessuti fortemente degradati o cadavere non disponibile (dislocato, ad esempio) l’analisi tossicologica condotta sui reperti entomologici prelevati dal cadavere, ovvero trovati sul presunto luogo di suo stazionamento, non solo può indicare quali sostanze avrebbero provocato il decesso del soggetto ma, a fronte di risultati tissutali negativi, potrebbe confermare/smentire il dato tissutale, smascherando le situazioni di falsa negatività dovuta a tessuti non propriamente idonei all’analisi stessa.

In sintesi, le potenzialità dell’entomologia sono molteplici e altrettanti i quesiti che la magistratura può porre allo specialista; sarebbe pertanto utile che maggiore attenzione venisse posta alle questioni entomologiche, in considerazione del costo tendenzialmente modesto delle relative analisi, ma soprattutto per le importanti indicazioni che queste possono dare in tema di indagine.

Articolo di Simonetta Lambiase

Fonti

Immagine di copertina www.fss.org.uk/forensic-entomology.html

Foto archivio personale dell’autore

Anderson GS, LS Bell. Impact of marine submergence and season on faunal colonization and decomposition of pig carcasses in the Salish Sea. PLoS One. 2016, 11, e0149107.

Byrd J. H., Castner J. L. Forensic entomology: The utility of arthropods in legal investigations.  CRC Press, , 2010.

Gherardi M., Lambiase S. Miasi ed entomologia forense: segnalazione casistica. La rivista italiana di medicina legale 28, 617-628, 2006.

Pastula E.C., Merritt R.W. Insect arrival pattern and succession on buried carrion in Michigan J. Med. Entomol. 2013, 50, 432-439

Szpila K., Voss J.G., Pape, T. A new dipteran forensic indicator in buried bodies. Med. Vet. Entomol. 2010, 24, 278-283.

Tarone, A. M., M. R. Sanford. Is PMI the hypothesis or the null hypothesis? J. Med. Entomol. 2017, 54, 1109-1115.


Biologa specializzata in citogenetica umana e dottorata in patologia umana ed ereditaria.

Postdottorato svolto in tema di endocitobiosi negli insetti. Da 15 anni dirige il laboratorio di entomologia forense dell’Università di Pavia.

Coordinatore di master in scienze forensi, docente di entomologia forense per la Polizia di Stato e consulente tecnico per le Procure e, di parte in controversie civilistiche.