“Cosa racconta la grafia dei biglietti scritti da David Rossi prima di morire?”

David Rossi muore il 6 marzo 2013 precipitando dal suo ufficio di Rocca Salimbeni, sede storica della banca Monte dei Paschi di Siena.

Durante il sopralluogo, gli inquirenti repertano nel cestino dell’ufficio tre biglietti manoscritti che David Rossi indirizza alla moglie, facendo riferimento ad una situazione angosciosa causata da una “cavolata” commessa, troppo grande da poter essere sopportata.

Questi tre biglietti, aldilà del contenuto, rappresentano materia utile per una analisi grafologica forense.

Ci siamo quindi rivolti alla nostra collaboratrice Dott.ssa Paola Gnasso, grafologa forense, alla quale abbiamo posto alcuni essenziali quesiti in merito ai biglietti in oggetto:

  1. i biglietti manoscritti appartengono alla mano del de cuius (David Rossi), in subordine chi li ha scritti?
  2. nel caso in cui sia stato David Rossi a scriverli, lo ha fatto liberamente o è stato costretto in qualche modo perché era in uno stato di coercizione fisica e/o psicologica?
  3. sempre nel caso risultassero autografi, che cosa rivelano rispetto alle sue condizioni emotive?
  4. la grafia di David Rossi mostra la tendenza e, quindi, la predisposizione a porre in essere un’azione suicidiaria?

Analisi tecnica di Paola Gnasso:

“Il caso David Rossi è stato archiviato per ben due volte, ma le circostanze della sua morte rimangono ancora poco chiare. La prima cosa da fare, dal punto di vista grafologico, nel caso di dubbio se si tratti di omicidio o suicidio – i fatti di cronaca sono pieni di eventi di questo tipo – è verificare se dalla grafia emergano i segni che, in qualche modo, parlino di terreno fertile per un epilogo suicidario. A tal proposito, è bene specificare che, anche nel caso fossero presenti segni riconducibili a tale predisposizione, non è detto che il soggetto sicuramente porrà in essere un atto suicidario, in quanto potrebbe essere “protetto” da una rete di relazioni personali e professionali soddisfacente; al contrario non si può escludere che una grafia scevra da tali caratteristiche non dia luogo ad un atto violento verso sé stesso.

È chiaro che quello che emerge dall’analisi dalla grafia non è una prova, ma un indizio che, diventa prova, se unito agli indizi emersi nell’ambito delle altre scienze forensi che si occupano di un caso.

Un altro aspetto da non sottovalutare – ma questo riguarda tutte le scienze forensi – è il non “sposare” una tesi, perché in questo caso, si perde di oggettività ed è molto alto il rischio di “leggere” tutti e/o solo gli elementi che vanno a favore della tesi sposata e tralasciare tutti quelli che non la supportano.

Passiamo ora a rispondere al primo quesito, cioè se i biglietti manoscritti appartengono effettivamente alla mano di David Rossi. La risposta è sicuramente affermativa, i biglietti rinvenuti nel cestino dei rifiuti sono riconducibili alla mano di David Rossi. La grafia risulta poco leggibile, vergata con gesto continuo e con movimenti regressivi atti a non interrompere il filo grafico e sono presenti gesti aerei. Corrispondono le larghezze: di lettere, tra lettere, tra parole e la punteggiatura sia relativamente alla forma che alla modalità di apposizione. Identica risulta anche la grandezza della grafia. In particolare corrispondono perfettamente – a riprova che è la medesima mano ad averle prodotte mossa da una stessa natura grafodinamica – alcune lettere e collegamenti interletterali.

Di seguito solo alcune delle similarità di natura strutturale riscontrate.

Chiunque avesse voluto imitare la grafia del de cuius non avrebbe potuto contemporaneamente scrivere in modo sciolto e imitare perfettamente le caratteristiche sopra evidenziate, ammesso che le avesse notate, senza lasciare traccia del proprio grafismo.

Rispetto al secondo quesito, è bene precisare che stabilire se la persona che scrive sia stata costretta a farlo e quindi se si tratti di mano forzata (cioè il caso in cui si costringe una persona a scrivere contro la propria volontà tenendogli con forza a mano), o se sia stata costretta a farlo sotto minaccia, non è semplice.

Nel primo caso (mano forzata) nello scritto dovrebbero essere presenti caratteristiche che non sono state riscontrate nel caso che ci occupa. Nel secondo caso (coercizione sotto minaccia) gli elementi da ricercare sono altri e si vanno ad intersecare con la terza domanda relativa alla condizione emotiva di David Rossi nel momento in cui ha scritto i biglietti. La grafia dei biglietti risulta scomposta, non ben allineata e presenta stentatezze, tutte queste particolarità non sono state rinvenute nel materiale fornito per la comparazione. Si precisa che per brevità vista la natura del presente scritto, non ci si dilunga su tutte le differenze riscontrate nel corso dell’analisi del materiale.

Tra l’altro sarebbe interessante capire se sono stati scritti in sequenza o in momenti diversi dello stesso giorno o, addirittura, in giorni diversi, in quale ordine siano stati scritti, chiedersi perché due sono accartocciati e uno strappato. Il personale che effettuava le pulizie nell’ufficio vuotava il cestino ogni giorno? Forse il giorno precedente il tragico evento non aveva pulito lo studio perché David Rossi era rimasto a lavorare fino a tarda sera? Questi sono quesiti non strettamente grafologici, ma “limitrofi” a tale area e quindi in qualche modo anche di interesse del grafologo perché aiutano a capire le dinamiche interne e ad avvalorare una tesi piuttosto che un’altra. Non sembri poi peregrino, chiedersi perché due biglietti sono strappati e uno accartocciato. Dietro ogni azione c’è un pensiero e dietro ogni pensiero un sentimento che lo genera.

In merito al terzo quesito (che cosa rivelano rispetto alle sue condizioni emotive?) Sicuramente lo stato d’animo di David Rossi non era sereno nel momento in cui ha vergato i biglietti, anzi la grafia fa pensare ad una persona nervosa e agitata. Ovviamente, dal punto di vista grafologico, non è possibile stabilire le cause che abbiano prodotto uno stato emotivo alterato (compresa la coercizione sotto minaccia).

Rispetto al quarto quesito, dalla grafia non sono emersi elementi riconducibili al cosiddetto “terreno suicidario”, cioè alla combinazione di segni grafologici che possono essere forieri di un gesto estremo. È doveroso anche fare un’altra riflessione: chi di noi non ha mai avuto momenti di agitazione e nervosismo senza che questo portasse lontanamente a pensare al suicidio?

Ognuno può farsi un proprio convincimento su come siano andati i fatti in base alle proprie idee, sta di fatto che per arrivare alla verità bisogna basarsi solo su elementi certi e su prove scientificamente incontrovertibili

Gli elementi certi a livello grafologico, nel caso di specie sono: i biglietti sono stati scritti da David Rossi; la grafia in essi presente evidenzia uno stato d’animo agitato del quale non è possibile stabilirne le cause -interne o esterne-; la grafia del de cuis non mostra nessun segno che faccia pensare che David Rossi possa aver posto in essere un atto di violenza estrema contro sé stesso”.

Articolo di Paola Gnasso e Paolo Mugnai

Fonti

Foto David Rossi http://www.cronacaedossier.it/david-rossi-ombre-segrete-orologio-salimbeni/

Archivio ed atti inerenti il caso David Rossi


Paola Gnasso

Paola Gnasso è docente di Grafologa Forense presso corsi e master universitari. Riveste il ruolo di CTU e CTP.