“Intervista alla Criminologa Ursula Franco”
Maria Teresa “Sissy” Trovato Mazza, una giovane agente di Polizia Penitenziaria di Taurianova in forza alla Polizia Penitenziaria del carcere della Giudecca di Venezia, martedì 1 novembre 2016 si era recata nel padiglione Jona dell’ospedale Civile di Venezia per sorvegliare una detenuta che aveva appena partorito.
Alle 11.20, l’agente venne ritrovata all’interno di uno degli ascensori dello stesso ospedale in stato di coma, a causa di una ferita da colpo d’arma da fuoco alla testa. Morirà il 12 gennaio 2019, dopo più di due anni di coma.
Sissy aveva due grandi passioni, Gianna Nannini ed il calcio a cinque che praticava ai massimi livelli con la squadra Rambla di Curtarolo nel ruolo di portiere.
Lo scorso gennaio, Manuela Cacco, detenuta nel carcere della Giudecca, ha raccontato alcuni fatti al comandante della polizia penitenziaria lasciando intendere che Sissy fosse stata uccisa da una collega. Dopo aver indagato in merito, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio della Cacco per calunnia, per aver accusato un’agente di polizia penitenziaria di omicidio pur sapendola innocente. Manuela Cacco è in carcere per essere stata condannata a 16 anni e 10 mesi per complicità nell’omicidio di Isabella Noventa.
Il 23 luglio l’udienza sull’archiviazione si è conclusa con un nulla di fatto. Il Gip Barbara Lancieri dovrà decidere se archiviare il caso come suicidio, procedere per istigazione al suicidio o per omicidio. La data della prossima udienza non è ancora stata stabilita.
Dott.ssa Franco, la Procura è decisa archiviare il caso come suicidio. La famiglia di Sissy, attraverso i suoi legali, si è opposta all’archiviazione e lo ha fatto indicando al GIP due sospetti, due colleghe di Sissy, e fornendo una consulenza sulle macchie di sangue che dimostrerebbe che la Trovato Mazza non può essersi sparata, lei che cosa ne pensa?
“Sissy Trovato Mazza ha fatto tutto da sola. L’analisi dei fatti non lascia spazio al dubbio. Il corpo di Sissy è stato trovato nell’ascensore dell’ospedale dove si era recata per servizio, dopo che un proiettile, partito dalla sua pistola di ordinanza, l’aveva colpita alla testa.
Secondo le telecamere interne dell’ospedale, alle 11.17 del 1 novembre 2016, l’agente Sissy Trovato Mazza si è diretta verso l’ingresso dell’ascensore dove, alle 11.20, è stata ritrovata ferita. In quei minuti le telecamere non hanno registrato la presenza di nessun altro soggetto in quell’area. Un dato insuperabile dal quale non si può prescindere. Il colpo che ha attinto Sissy Trovato Mazza alla testa è partito dalla sua pistola d’ordinanza ed è stato esploso da una distanza ravvicinata, due dati che supportano l’ipotesi del tentato suicidio. Se un fantomatico aggressore avesse colpito Sissy con la sua arma d’ordinanza, una colluttazione avrebbe preceduto il colpo perché l’aggressore avrebbe dovuto prima impadronirsi dell’arma della Trovato Mazza e, di certo non sarebbe riuscito a spararle da una distanza così ravvicinata. Infine, è alquanto improbabile che un omicida premediti di sparare a qualcuno all’interno di un ascensore di un ospedale correndo il rischio di rimanervi chiuso con la vittima”.
C’è chi ritiene che la scelta del luogo in cui Sissy avrebbe deciso di suicidarsi sia anomala. Lei che ne pensa?
“Nel dicembre 2019 una soldatessa si è suicidata sparandosi al petto con la pistola d’ordinanza in un bagno della stazione della metro Flaminio di Roma. A Pescara, nel gennaio scorso il maresciallo dei carabinieri Alessandro De Luca, di 45 anni, in servizio nel Nucleo operativo ecologico, si è suicidato sparandosi con la pistola d’ordinanza nel bagno del suo ufficio. Nel febbraio 2018 un bersagliere di 29 anni, di Taranto, si è suicidato sparandosi con la pistola d’ordinanza in un bagno della stazione metro Barberini di Roma. Nel luglio 2018, il caporal maggiore Enrico De Mattia, di 25 anni, si è suicidato sparandosi con la pistola d’ordinanza in un bagno di Palazzo Grazioli, all’epoca residenza romana di Silvio Berlusconi.
Dottoressa Franco, secondo la sua opinione perché Sissy si sarebbe suicidata?
“A mio avviso è particolarmente interessante uno stralcio di un commento postato da una collega di Sissy Trovato Mazza: “Vi è mai passato per la mente che quel sorriso uguale in tutte le foto fosse una maschera per celare problemi personali più grossi dei guai che aveva combinato al lavoro?”, ma non voglio spingermi oltre, anche se un’idea me la sono fatta. Voglio aggiungere che non è certamente di supporto all’ipotesi omicidiaria il fatto che Sissy avesse chiesto alla sua compagna di farle una ricarica telefonica. La casistica relativa ai suicidi docet. Prima di suicidarsi, il maresciallo dei Carabinieri Licia Gioia si era lavata i denti, si era messa la crema e aveva predisposto un programma settimanale delle proprie attività, estetista, massaggi e una cena”.
Recentemente il Corriere della Sera, cronaca di Venezia, ha dato voce ad una veggente: «Ho il dono della veggenza e parlo con le anime delle persone decedute. Circa un anno fa ho avuto un contatto con l’anima di tale Sissy. L’anima di Sissy mi diceva che esisteva una chiavetta Usb, chiusa in un cassetto di una scrivania, con tutto il lavoro d’indagine che stava svolgendo in carcere. L’anima di Sissy mi ha fatto vedere una pistola nera con uno stemma o un bollino verde e la mano che la impugnava era abbastanza grande. Mi ha detto che si fidava perché più volte si era dimostrato un suo amico». Dottoressa Frnaco che ne pensa?
“Non comprendo come un giornale possa dar spazio a certi personaggi che speculano sulle tragedie altrui millantando poteri paranormali. Una vergogna”.
Dott.ssa Franco, la ringraziamo per la sua analisi.
Intervista di Paolo Mugnai
Fonti
Foto copertina Sissy Trovato: https://www.telemia.it/tag/sissy-trovato-mazza/
Ursula Franco è medico e criminologo, è allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis, si occupa soprattutto di morti accidentali e incidenti scambiati per omicidi e di errori giudiziari. È stata consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Michele Buoninconti; è consulente dell’avvocato Salvatore Verrillo, difensore di Daniel Ciocan; ha fornito una consulenza ai difensori di Stefano Binda dopo la condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi.