“Le sostanze stordenti in un viaggio tra realtà e finzione cinematografica”
Un malintenzionato si avvicina silenziosamente all’eroe del film. È abile e silenzioso, avanza a poco a poco. I suoi passi sono leggeri, ma le mani sono impegnate, sta premendo un pezzo di stoffa sull’apertura di una bottiglia di vetro. Quindi con un rapido movimento piomba da dietro al nostro eroe e preme il panno sulla bocca e sul naso. Pochi secondi dopo il bravo ragazzo è incosciente. Ma cosa conteneva la misteriosa bottiglietta? Conteneva cloroformio, noto anche come triclorometano, un potente anestetico, utilizzato negli interventi chirurgici del XIX secolo.
Al giorno d’oggi sappiamo del suo uso attraverso vari film o romanzi. In effetti in tutto questo c’è un po’ di verità: il cloroformio funziona per inalazione dei suoi vapori. I vapori sono facilmente prodotti in quanto questa sostanza ha punto di ebollizione in condizioni di pressione normali di circa 61°C. Il cloroformio per le sue proprietà anestetiche è stato utilizzato dai criminali per sottomettere o addirittura uccidere le proprie vittime. Ad esempio, Joseph Harris fu accusato nel 1894 di usare il cloroformio per derubare le persone, mentre il serial killer H. H. Holmes usava overdose di cloroformio per uccidere le donne.
All’inizio del XX secolo era ancora ampiamente usato come anestetico, il che ha reso più facile per i criminali reperire questa sostanza.
In effetti, c’erano alcuni casi in cui si raccontava che il cloroformio venisse usato per commettere dei crimini. I creatori di Hollywood sono stati rapidi nel creare l’immagine di un’arma potente, che può sedare un uomo adulto in pochi secondi, è così che è iniziata l’era dei panni umidi. Tuttavia, come si può immaginare, il cloroformio semplicemente non funziona così.
Se ci si avvicina di soppiatto a qualcuno e si preme un panno imbevuto di cloroformio sulla sua faccia, si otterrebbe una reazione violenta e disperata. Una reazione che non durerebbe certo pochi secondi. Si ritiene infatti che occorrerebbero circa 5 minuti affinché una persona adulta diventi incosciente respirando attraverso un panno imbevuto di cloroformio. E questi lunghi minuti sarebbero continui tentativi di divincolarsi dall’aggressore.
Oltretutto, questo metodo per sedare le vittime è abbastanza pericoloso sia per la vittima che per l’aggressore stesso. Per l’aggressore, in quanto ci vuole una notevole forza fisica per riuscire a tenere premuto un panno imbevuto di cloroformio su bocca e naso per vari minuti quando la vittima sta cercando di liberarsi con ogni mezzo a sua disposizione. Per l’aggredito, in quanto in queste condizioni è ben difficile dosare la quantità di sostanza somministrata e quindi, il rischio di avere danni anche letali è molto concreto. È facile infatti provocare una overdose con cloroformio e, quando veniva utilizzato per le anestesie erano necessari esperti anestesisti. In sostanza, alla fine l’aggressore si troverà di fronte la vittima, o morta, o che si è liberata dal panno e che sicuramente sarà anche molto arrabbiata.
Ma abbiamo già detto che il cloroformio era stato usato come arma in molti atti criminali, come è stato possibile? Bene, il cloroformio veniva usato raramente da solo, di solito era abbinato ad altre droghe o alcol ,le vittime accettavano di assumere il cloroformio come farmaco ricreativo o venivano indotte a prenderlo per via orale a loro insaputa.
Quindi, per riassumere, il cloroformio (ma anche altre sostanze da somministrare per via inalatoria come l’etere dietilico) non funziona come nei film. È una sostanza che agisce lentamente, che richiede diversi minuti con esposizione a una quantità di vapori ben controllata. Il cloroformio essendo pericoloso sia per la vittima che per l’aggressore, va bene quindi solo per i film o per i romanzi. A questo punto ci possiamo chiedere se ci sia una sostanza capace di rendere in pochi secondi inoffensiva la vittima, la risposta è sì, ovviamente. Ci sono farmaci che appartengono alla classe dei neurolettici (definiti anche tranquillanti maggiori o antipsicotici) come ad esempio la promazina, le benzodiazepine (tranquillanti minori) come ad esempio il diazepam, comunemente conosciuto come Valium, o altri come la xylazina (anestetico agonista a2), la ketamina (anestetico dissociativo), ma anche molti altri. Il problema però non è tanto la disponibilità di farmaci, peraltro questi sono disponibili in tutte le farmacie, ma le loro modalità di somministrazione. Lo scopo dell’aggressore è quello semplicemente di mettere fuori combattimento la vittima in pochi secondi, prima che possa reagire, scappare o chiedere aiuto. Questi farmaci sono in grado sicuramente di farlo. Il problema semmai è un altro: la loro farmacocinetica. Come riportato in figura 2, la somministrazione endovenosa produce un picco ematico immediato, quella intramuscolare nettamente più lento, seguono poi le somministrazioni sottocutanee e orale.
Concentrazione ematica del farmaco dopo diversi tipi di somministrazione
Un aggressore dovendo immobilizzare la vittima dovrebbe quindi procedere a una somministrazione endovenosa, cosa praticamente impossibile da farsi a meno che la vittima stessa non sia consenziente. Infatti, un eventuale aggressore è in grado facilmente di effettuare una iniezione intramuscolare o sottocutanea, ma mai una endovenosa a meno che non sia particolarmente fortunato. (figura 3). Tuttavia, nei film e nell’immaginario comune si pensa che iniettando una qualsiasi sostanza si porti immediatamente all’incoscienza il malcapitato.
Diversi tipi di somministrazione parenterale
L’esempio di quanto affermato sopra è ben spiegato da quello che si vede spesso in alcuni documentari: quando si vuole addormentare una animale per catturarlo, gli si spara in genere una siringa contenente un anestetico. L’animale si addormenta, però dopo diversi minuti. Il veterinario che provvede a questa operazione è ben istruito a farlo, sa che bisogna colpirlo in precisi punti, in corrispondenza dei grandi fasci muscolari. Infatti, l’iniezione intramuscolare è il metodo più rapido per far entrare in circolo un farmaco dopo l’iniezione endovenosa. (fig 4).
Foto dei dardi utilizzati e indicazioni su dove colpire l’animale
In genere si utilizzano dei dardi muniti di un meccanismo in grado di far uscire il liquido dalla siringa una volta colpito l’animale. Anche questa operazione non è tuttavia esente da rischi, in quanto non è semplice dosare la quantità di anestetico, inoltre l’animale potrebbe essere sottoposto a stress ed in più non si conosce lo stato clinico dell’animale stesso. Ne è un esempio il famoso tentativo di cattura dell’orsa Daniza. L’orsa infatti, è morta poco dopo essere stata narcotizzata, questo nonostante sia stata colpita da un dardo con una dose di anestetico calcolata per un animale di 80 kg, quindi ben al di sotto dei suoi 106 kg.
Talvolta però, tornando agli esseri umani, sia gli inquirenti che le persone coinvolte in fatti criminosi sono influenzati da quanto si vede nei film e si legge nei romanzi. Un caso tipico è quello della modella inglese Chloe Ayling. La modella ha raccontato agli inquirenti di essere stata sequestrata, trasportata e tenuta prigioniera in un paesino del Piemonte (Lemie) per poi chiederne la liberazione in cambio di un riscatto. La modella, dopo la sua liberazione, in un interrogatorio ha affermato descrivendo le prime fasi del suo rapimento:“poi qualcuno mi ha iniettato in un braccio una sostanza e immediatamente mi sono sentita mancare, sono caduta a terra. E sono svenuta”. Tra l’altro ha raccontato anche che in quel momento indossava un giubbotto di pelle e che l’iniezione è stata effettuata attraverso il giubbotto stesso. Chiaramente la situazione descritta ha dell’impossibile, in quanto a meno che non si sia riusciti ad effettuare una iniezione endovenosa alla cieca attraverso il giubbotto, il farmaco non poteva agire in pochi secondi come descritto. Doveva immediatamente balzare agli occhi agli inquirenti che qualcosa non tornava. Infatti, si è scoperto dopo pochi mesi e dopo la confessione della modella stessa, che il rapimento era stato una messinscena allo scopo di ottenere la dovuta pubblicità. Pubblicità che peraltro ha avuto.
Modella Chloe Ayling
In conclusione, anche in questo caso l’utilizzo dei farmaci per le aggressioni è molto difficile, per diversi motivi, sia per i rischi che si corrono non potendo dosare il farmaco e non potendo conoscere la situazione clinica del soggetto (rischio molto concreto di ucciderlo), sia perché l’operazione richiederebbe diversi minuti in quanto l’unica possibilità sarebbe una somministrazione intramuscolare.
Articolo di Ranieri Rossi
Fonti
Concentrazione ematica del farmaco dopo diversi tipi di somministrazione. Fonte: https://www.slideshare.net/karunkumar/estimation-of-pharmacokinetic-parameters
Foto dei dardi utilizzati e indicazioni su dove colpire l’animale. Fonte: https://www.researchgate.net/publication/316145080_Contenimento_farmacologico_mediante_l’impiego_della_teleanestesia
Modella Chloe Ayling. http://www.affaritaliani.it/milano/modella-rapita-a-milano-chloe-in-auto-gridavo-ammanettata-in-una-borsa-608085.html
Bibliografia
Golan D.E. et al Principi di Farmacologia Ambrosiana Editore
Ranieri Rossi, socio fondatore dell’Associazione O.I. Obiettivo Investigazione.
Professore di Farmacologia e Tossicologia presso l’Università degli studi di Siena.